Questo romanzo dei primi del Novecento offre un punto di vista autentico e particolare sulle condizioni femminili dell'epoca, ovvero sulle difficoltà e le privazioni che le donne dovevano affrontare, nella vita pubblica come in quella privata. Similmente ad altri racconti della stessa autrice, le protagoniste sono qui travolte da una fatalità cieca, un destino nemico e predeterminato che rimanda ai meccanismi di una società rugginosa che agisce liberamente sulla vita femminile. Ma se da un lato il destino si impone come rinuncia e sottomissione, dall'altro non è forse possibile, una volta razionalizzato, riuscire a conoscerlo, gestirlo, fino addirittura rovesciarlo? Beatrice Speraz (1839 – 1923) è stata una scrittrice italiana, largamente conosciuta con lo pseudonimo letterario di Bruno Sperani. Nata in Dalmazia da padre slavo, di modeste origini, e da madre nobile, vivrà una vita intensa caratterizzata da molteplici incarichi di scrittura e altrettante storie d'amore, immersa nell'ambiente culturale e intellettuale italiano di fine Ottocento. La sua opera è oggi ricordata per essere proto-femminista, ovvero altamente critica della società dell'epoca, soprattutto quella piccolo-borghese, e promotrice dell'emancipazione femminile.