Monarchia è un trattato politico-filosofico di Dante Alighieri, scritto probabilmente tra il 1310 e il 1313, negli anni dell'esilio. L'opera nasce dal bisogno di riflettere sul disordine politico del tempo e di proporre un modello razionale e universale di governo capace di garantire pace e giustizia. Dante affronta il tema non in forma poetica, ma con argomentazione rigorosa, ispirandosi alla filosofia aristotelica e alla tradizione giuridica romana.
Il trattato è diviso in tre libri. Nel primo, Dante sostiene che la monarchia universale, ossia un unico imperatore al di sopra dei regni particolari, è necessaria per il bene dell'umanità, poiché solo un potere supremo e imparziale può evitare conflitti e permettere all'uomo di realizzare pienamente la propria natura razionale. Nel secondo libro, l'autore afferma che il popolo romano ha legittimamente ricevuto l'autorità imperiale, dimostrando la giustizia storica dell'Impero attraverso esempi tratti dalla storia e dalla provvidenza divina.
Nel terzo libro, Dante affronta il rapporto tra potere spirituale e potere temporale, sostenendo l'autonomia dell'Impero rispetto alla Chiesa. Secondo il poeta, l'imperatore riceve la sua autorità direttamente da Dio e non dal papa, poiché i due poteri hanno fini diversi: la Chiesa guida l'uomo alla salvezza eterna, mentre l'Impero garantisce la pace e l'ordine nella vita terrena. Questa posizione, audace per l'epoca, portò l'opera a essere condannata e messa all'Indice.
Dante Alighieri (1265–1321), uno dei massimi autori della letteratura italiana, unisce in Monarchia la profondità del pensiero filosofico alla lucidità dell'analisi politica. Accanto alla Divina Commedia, questo trattato mostra il volto intellettuale di Dante, impegnato a riflettere sul destino dell'umanità e sulla necessità di un ordine universale fondato sulla ragione e sulla giustizia.