L'esclusa è il primo romanzo di Luigi Pirandello e affronta già alcuni dei temi centrali della sua opera, in particolare il rapporto tra individuo, società e verità. Ambientato in un contesto provinciale dominato dal giudizio collettivo, il romanzo racconta la vicenda di Marta Ajala, una donna ingiustamente accusata di adulterio e per questo emarginata dalla famiglia e dalla comunità, pur essendo in realtà innocente.
La storia segue il progressivo isolamento di Marta, ripudiata dal marito e allontanata dal padre, che subisce le conseguenze di una colpa mai commessa. Paradossalmente, solo in seguito, quando Marta viene riaccolta nella società, ella finisce per commettere davvero l'adulterio di cui era stata falsamente accusata. Questo rovesciamento mette in luce l'arbitrarietà delle convenzioni morali e l'ipocrisia del giudizio sociale, che non si fonda sui fatti ma sulle apparenze.
Pirandello mostra come la verità individuale sia irrilevante di fronte alla verità imposta dalla collettività. Marta è "esclusa" non per ciò che è, ma per l'immagine che gli altri costruiscono di lei. Il romanzo evidenzia così la distanza tra realtà e rappresentazione, e come l'identità di una persona possa essere deformata e annientata dallo sguardo sociale, anticipando temi che Pirandello svilupperà pienamente nelle opere successive.
Luigi Pirandello (1867–1936), premio Nobel per la Letteratura nel 1934, iniziò con L'esclusa il suo percorso narrativo, già segnato da una profonda critica alle certezze morali e sociali. L'opera rivela l'attenzione dello scrittore per i meccanismi dell'emarginazione e per il relativismo della verità, elementi che diventeranno centrali nella sua visione della condizione umana